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La politica del fare che serve al cittadino e ai settori produttivi è a rischio. Prevalgono gli interessi delle multinazionali con politiche liberiste, che avvantaggiano i poteri forti dell’economia. Quindi multinazionali anche del settore green che al bilancio della vera sostenibilità non danno un sostanziale vantaggio ambientale. Un meccanismo utile solo a fini commerciali come la cosiddetta agricoltura idroponica. La produttività agroalimentare sostenibile sta a contatto con la terra governandola e riducendo il rischio come: dissesto, abbandono, desertificazione. Se incentiviamo la produzione idroponica i nostri territori diventeranno sempre più brutti e ingovernati. Infatti, ciò è dovuto ad una particolare esigenza chiamata PIL, oggi, obiettivo numero uno di chi governa la politica di stampo liberista. Non vorrei che la teoria del “Buon Governo” di Mario Draghi sia questa, ovviamente di stampo liberista, perciò carente di produttività territoriale e di tanti altri aspetti che riguardano il benessere.

La guerra Ucraina e l’ordine mondiale

La guerra Ucraina ha cambiato l’ordine mondiale, provocando una serie di squilibri politici, economici e sociali. Per quanto riguarda i fattori politici e sociali ha creato due schieramenti che si trovano essenzialmente opposti per come si sta gestendo il conflitto e per le conseguenze economiche. Quindi rischi che influenzano la qualità della vita dell’uomo, in primis di quelli direttamente coinvolti nella guerra e poi quella degli altri. Rischi che mettono a dura prova i territori già gravemente provati da inefficienze amministrative che durano da anni a causa di un liberismo ottuso e clientelare. Un liberismo che ha creato disuguaglianze e scarsa produttività territoriale. Che con due anni di pandemia si sono ulteriormente aggravati. Purtroppo, oggi, con la guerra queste politiche lungimiranti di risanamento e riduzione degli squilibri, non si vedono ancora. Prevalgono le politiche sussidiare e queste sono la prova di questo malessere sistemico, che si traducono in maggiori debiti e instabilità.

Sono giuste le motivazioni di Draghi sull’invio di armi all’Ucraina?

La polemica inviare armi o no, è una questione di principio, che mette ucraini e filo-ucraini contro russi e filo russi. Poi esiste anche una vasta gamma di cittadini che non vogliono pagare il prezzo di questa questione di principio. Molti altri hanno paura delle possibili conseguenze negative e così via. Qui c’è il rischio di trascinare l’umanità in una crisi senza fine. La Russia di Putin non vuole cedere sovranità che si è conquistata con le armi sul campo, né l’Ucraina vuole cedere pezzi di sovranità territoriale. Una contesa economica, principi e diritti che influenzano la globalizzazione e l’ordine mondiale. Leggi l’articolo Le ragioni della guerra Ucraina e fattori d’instabilità – approfondisci.

La politica del fare per ristabilire l’equilibrio di benessere di cittadini e settori produttivi

Il cittadino che vive le difficoltà quotidiane chiede politiche strutturali che rafforzino il sistema politico, economico e sociale. Politiche che facciano crescere la qualità della vita e la produttività. Ciò significa che bisogna affrontare i disservizi e tutto ciò che crea degrado: la cattiva igiene delle strade, il traffico automobilistico, l’immondizia oltre che scarsa vivibilità etc. Inoltre, avremmo bisogno di politiche che creino produttività territoriale, per creare crescita demografica e occupazione di qualità. Con progetti che aiutino le persone a raggiungere un buon equilibrio di benessere sostenibile, per migliorare il bene comune. Quindi politiche che incentivino lo stile di vita rispettoso di se e degli altri. La qualità della vita dei cittadini si crea a partire dall’equilibrio di benessere personale che deve interagire correttamente con l’equilibrio territoriale. Gli ecosistemi devono imparare a ragionare tra loro, ciò può avvenire dall’analisi che si fa nelle scuole primarie fino all’università. Nelle parrocchie, nelle associazioni, nei centri sociali e così via.

La politica del fare per i settori produttivi

La politica può fare molto per lo sviluppo territoriale corretto, per creare l’equilibrio giusto di benessere. Facciamo degli esempi: in Campania abbiamo i famosi allevamenti di bufale per la produzione della famosissima mozzarella napoletana, un altro simbolo di napoletanità. In questo settore, come tutti gli altri, esistono delle eccellenze ma anche scarsa qualità. In che modo la politica può fare rete creando valore aggiunto? Per esempio creando allevamenti di bufale, producendo animali con le migliori tecnologie scientifiche possibili, da affidare ai privati per la produzione di latte, carne, pellami, dolci e così via. Quindi creando una filiera completa e controllata che possa migliorare il settore e tutto l’indotto produttivo. Regolamentando in modo trasparente le varie produzioni e non lasciando al caso e alla sola libertà del produttore che spesso non riesce a gestire tutto da solo in modo sano e corretto. La stessa cosa vale per le produzioni dei prosciutti, del parmigiano, della pasta e di tutte le filiere DOP italiane. Ovviamente ci vorrebbe una politica che sia valore aggiunto, sistemica, non solo a chiacchiere e convegni con notevoli sprechi di risorse economiche.

La politica del fare per la qualità della vita

La politica del fare per la qualità della vita non spreca soldi per le guerre, ma coopera per la pace. Non spreca risorse per fare crescita economica fine a se stessa. Fa le cose con cognizione di causa seguendo un metodo che non è ancora ben definito, perciò è stata creata l’ideologia della qualità della vita, ossia il metodo. Bisogna partire dalla corretta gestione dell’acqua e del suolo con politiche strutturali. Quindi bacini artificiali, depuratori a norma, individuazione di terre abbandonate da destinare alla piantumazione degli alberi, affrontare il dissesto idrogeologico. Tutte questioni che si rimandano da decenni, cose migliorerebbero la qualità della vita da ora a cent’anni, creando sviluppo in modo orizzontale e trasversale, mettendo in sicurezza il sistema produttivo, risolvendo la siccità o l’abbondanza di acqua. A tal fine abbiamo un settore primario e secondario da sviluppare partendo dalle basi e non come si fa adesso attraverso la speculazione liberista, favorendo i colossi multinazionali interessati al solo profitto.

Leggi Piano di tutela del suolo