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L’intervista alla pittrice Selene Salvi rientra nell’ambito della rassegna estiva La Politica del Fare. L’arte rappresenta l’epoca in cui si vive, in quanto tale, la politica con l’informazione possono dare opportunità e visibilità, col fine di arricchire il paesaggio. La qualità della vita necessita anche di cultura e di bellezza, oltreché di consapevolezza e conoscenze alte.

Intervista a Selene Salvi

Per me è stato un onore dedicare questo pezzo alla pittrice napoletana Selene Salvi, così preparata intellettualmente, elegante e raffinata, precisa e consapevole dell’arte pittorica. Confrontarsi con lei è stato davvero emozionante fin dal primo incontro avvenuto a giugno alla Casina Vanvitelliana di Bacoli dove Selene esponeva i suoi quadri, evento organizzato da Opus Continuum. Come afferma il maestro Amedeo Apre responsabile di Arte Contemporanea all’Accademia Italiana per la Qualità della Vita: “Una donna che ha dedicato la sua vita all’arte”.

QUASI IN SPECULUM di Selene Salvi

Quasi in Speculum non è una pozione magica per la felicità, ma è semplicemente uno degli ultimi quadri di Selene Salvi. Un’opera magistrale che esprime consapevolezza, intimità e conoscenza raffinata della pittura. Con questo quadro entriamo nella “coscienza” e nella “Poetica” della pittrice, che, a mio avviso, con quest’opera ci racconta una visione del mondo di infinite ricorrenze, che non si ripetono mai in una stessa forma, poiché la storia dell’uomo è in continuo divenire, tra alti e bassi ciclici. In effetti è come lo scorrere della vita e della storia dell’essere nei famosi corsi e ricorsi storici di Gian Battista Vico. Attraverso i quali l’arte diventa parte di un insieme di cicli storici attraverso i quali le società crescono e decrescono, così come la pittura, la quale guarda al passato con rispetto, senza mai annullarsi del tutto, in una chiave sempre nuova e moderna.

Questo progetto di Selene Salvi ci conduce sapientemente in un viaggio affascinante ricco di grandi intuizioni idealistiche.

Descrizione dell’opera

“Racconta Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia che ai tempi di Varrone visse

una pittrice abilissima, che superava in bravura e velocità gli artisti più quotati del

tempo: Iaia (o Lala) di Cizico. Espose nella pinacoteca di Neapolis un ritratto di

vecchia e un suo autoritratto (“suam quoque imaginem ad speculum”).

A lei è dedicata quest’opera che ha la pretesa di abbracciare in un’unica immagine la

storia dell’arte figurativa occidentale e contemporaneamente svelare la vita intima

dell’artista. La struttura iconografica del dipinto (un olio su tela) ricorda i bestiari

medioevali, veri e propri zoo del fantastico. Il titolo “Quasi in speculum” (Come in

uno specchio) riporta sia all’intenzione dell’artista di realizzare un autoritratto, seppur

idealizzato, sia all’idea di rievocare ciò che per i medievali rappresentavano il mondo

e i suoi abitanti (reali o immaginari che fossero). Scriveva a tal proposito Alano di

Lilla nel XII secolo: “Ogni creatura dell’universo – quasi fosse un libro o un dipinto –

è per noi come uno specchio (quasi in speculum) – della nostra vita, della nostra

morte, – della nostra condizione, della nostra sorte – fedele segnacolo”. Per questo la

figura centrale indica una gorgone dai denti aguzzi, metafora del potere pietrificante

dell’immagine e ricordo legato all’infanzia dell’artista, che continuamente

rappresentava quei tratti mostruosi, archetipo ingombrante della Grande Madre.

Alle spalle della figura, che nella posa vuole omaggiare uno dei ritratti più

rappresentativi della storia dell’arte (l’enigmatica Gioconda), una parete crepata (la

bellezza non è nella perfezione, attraverso le sue incrinature possiamo forse

affacciarci al mondo) che ricorda la Villa dei Misteri a Pompei su cui si apre una

finestra. Il paesaggio partenopeo rappresentato, quasi una macchia ottocentesca, svela

infine le origini dell’artista.”

Selene Salvi

Domenico Esposito