Il concetto di federalismo liberista è stato creato dall’ideologo Domenico Esposito per analizzare l’Autonomia Differenziata del Ministro leghista Roberto Calderoli da una nuova prospettiva. Ciò mi fa sostenere che l’Autonomia Differenziata è un rischioso combinato federalista liberista. Un rischio nella misura in cui questa riforma spreca risorse, eredita una serie di criticità del liberismo condannando il sud alla scarsa produttività. Inaccettabile in un’epoca in cui c’è sempre più bisogno di crescita di indicatori come la qualità della vita, il benessere, il bene comune, la sostenibilità e la competitività, nonché politiche che incentivino stili di vita equilibrati, solidali e funzionali al benessere. Aspetti ben compendiati e messi a sistema nel mio libro ideologia della qualità della vita (la cui quinta edizione uscirà a breve).
Premessa sul federalismo italiano
Lo Stato italiano non nasce federalista. Il federalismo italiano di stampo leghista si afferma nei decenni, riforma dopo riforma, in contrapposizione al centralismo statale, considerato sprecone e poco attento alle istanze territoriali. Nei decenni tutti i governi per accaparrarsi i voti dei leghisti, si fanno promotori di queste istanze, lasciando il meridione senza una valida strategia di sviluppo. L’enfatizzazione federalista discende dalla speculazione politica di alcune regioni, che hanno acquisito poteri con il regionalismo, ma ne vogliono sempre di più. Il dibattito su questo tema si è radicalizzato con l’Autonomia Differenziata, che a giudizio di molti autorevoli esperti distruggerebbe lo Stato, per creare di fatto due macro regioni, spaccando l’Italia in due. Ciò che fa sembrare sempre più reale e vicina questa spaccatura è che già esiste un nord e un centro sud a due diverse velocità, se si considerano tutte le statistiche di produttività, qualità della vita e competitività.
Breve accenno sui sistemi ideologici Federalismo e liberismo
Il federalismo è un principio politico che enfatizza la divisione del potere tra un’autorità centrale e le autorità regionali o locali all’interno di un paese. In un contesto federale, le entità componenti (stati, regioni, province, ecc.) mantengono una certa autonomia decisionale su questioni specifiche. Mentre alcuni poteri dovrebbero rimanere affidati al governo centrale per garantire l’unità e la coerenza nazionale.
Il liberismo è una teoria che promuove la libera iniziativa economica, sostenendo l’interferenza minima del governo e dello Stato nell’economia. Questo significa che i mercati dovrebbero operare senza pesanti regolamentazioni governative e che la concorrenza dovrebbe essere incoraggiata. Il libero mercato, secondo i principi liberali, dovrebbe determinare prezzi, salari e allocazione delle risorse. Chiaramente il liberismo economico è un pò in contrasto con la Costituzione italiana (vedremo perché)
Una combinazione federalista liberista potrebbe essere
Una combinazione dei due sistemi politici federalismo liberista potrebbe essere quella di combinare i principi dell’uno e dell’altro in un quadro politico ed economico coerente. Quindi, in un contesto federale liberista, le entità regionali o locali godrebbero di una considerevole autonomia nel prendere decisioni economiche e politiche, consentendo loro di adottare politiche più o meno liberiste che meglio si adattano alle loro specifiche esigenze e contesti. Allo stesso tempo, si promuoverebbero politiche economiche liberali a livello centrale e locale, incoraggiando la libera impresa, la concorrenza e la riduzione dell’intervento governativo nell’economia. In sintesi, il federalismo liberista mira a combinare la flessibilità e l’adattabilità del federalismo con i principi del libero mercato e della limitata interferenza governativa sostenuti dal liberismo economico. Tuttavia, in questo quadro non sono sufficientemente trattati gli interventi dello Stato a garantire i diritti sociali, un tratto tipico della Costituzione italiana.
La nobile difesa della Costituzione italiana contro il Federalismo liberista
L’Articolo 5 della Costituzione italiana è stato modificato per aprire le porte al federalismo, fino a quando potrà resistere alle spinte reazionarie? Inoltre la Costituzione italiana, rispetto alle precedenti costituzioni liberiste, prevede l’intervento statale nel rimuovere gli ostacoli che limitano lo sviluppo della persona umana e territoriale. Questa caratteristica della Costituzione italiana è di solito interpretata dai governi di centrodestra o centrosinistra, in base al loro indirizzo politico più o meno liberista.
Nello specifico l’attuale governo di centrodestra guidato da Giorgia Meloni è nettamente diverso da quello guidato da Giuseppe Conte del M5S. Le differenze sostanziali sono proprio determinate dall’interpretazione della Costituzione. Infatti, è evidente l’incipit costituzionale d’interventi tipo reddito di cittadinanza, salario minimo e SuperBonus 110%. Non a caso con il governo Meloni questi provvedimenti sono stati praticamente annullati dal centrodestra, che ha un indirizzo economico marcatamente liberista.
Tuttavia, proprio recentemente ho letto un articolo ANSA di Giorgia Meloni su come il governo vorrebbe affrontare il divario nord-sud in termini di crescita della produttività. Meloni: ‘Per combattere il divario Nord-Sud, le infrastrutture di cittadinanza meglio del Reddito’. Un approccio statalista che mirerebbe alla crescita del meridione, ancora poco chiaro nella dimensione degli interventi, deve superare le resistenza di un nord leghista che vuole sempre di più, poco interessato a rafforzare il sud. Quindi bisognerà vedere come l’Autonomia Differenziata riuscirà a conciliarsi con le infrastrutture di cittadinanza di Giorgia Meloni.
Criticità del Liberismo secondo l’ideologia della qualità della vita
Disuguaglianze: una delle principali critiche che l’ideologia della qualità della vita fa al liberismo è l’aumento delle disuguaglianze e sperequazioni territoriali sotto il profilo di qualità della vita, benessere e produttività. Infatti, il libero mercato non regola necessariamente la distribuzione della ricchezza e benessere sia a livello personale che territoriale. Da questo punto di vista il sistema d’indicatori dell’ideologia della qualità della vita è molto più completo poichè correla tra loro: benessere, qualità della vita, bene comune, sostenibilità ambientale e finanziaria, competitività, stile di vita. Pertanto il liberismo va superato poiché tende a concentrare troppa ricchezza e vantaggi nelle mani di pochi individui o imprese, mentre altri possono rimanere svantaggiati. Questa condizione di rischio tende ad essere strutturale anche dell’Autonomia Differenziata, spiegherò nelle conclusioni finali il perché.
Sostenibilità finanziaria: dal punto di vista economico l’ideologia della qualità della vita, a differenza del liberismo, persegue la stabilità attraverso il corretto equilibrio finanziario. Quindi, minori debiti, riduzione della spesa pubblica e opportunità per i privati d’investire in modo assistito. Infatti, l’ideologia della qualità della vita persegue la sostenibilità finanziaria funzionale al benessere personale e territoriale. Senza la regolamentazione dell’ideologia della qualità della vita, il liberismo deregolamentato, attraverso il libero mercato è soggetto a cicli economici instabili. Questo può includere bolle speculative, crisi finanziarie e recessioni che possono causare danni significativi all’economia e alla società nel suo complesso. Spiegherò nelle conclusioni finali che l’Autonomia Differenziata aumenta il rischio fallimento del meridione, costo che ricadrebbe poi sull’Italia, quindi sul nord.
Corruzione e trasparenza: altro aspetto critico che l’ideologia della qualità della vita mette in guardia del libero mercato è la tendenza all’assenza di regolamentazioni adeguate di prevenzione del rischio corruzione e trasparenza, possono sorgere situazioni di: conflitto di interesse, illeciti, monopolio o oligopolio, in cui poche grandi imprese dominano un settore o un mercato. Questo può limitare la competitività e la concorrenza e danneggiare i consumatori attraverso speculazioni, prezzi più alti, scarse opzioni e servizi di qualità inferiore. Con l’Autonomia Differenziata alcune regioni del nord rafforzano il loro oligopolio nell’ambito sanitario. Si stima secondo uno studio di Fondazione Gimbe: la migrazione sanitaria porta 4,52 miliardi alle regioni del nord. Afferma la Fondazione: l’autonomia differenziata è uno schiaffo al sud: il meridione sarà sempre dipendente dalla sanità del nord.
Sostenibilità ambientale: un’altra criticità che l’ideologia della qualità della vita sottolinea come tipica del libero mercato è che spesso non tiene conto dell’impatto ambientale, come l’inquinamento ambientale o i danni alla salute pubblica causati da determinate attività economiche. Senza regolamentazioni adeguate, questi rischi possono diventare insostenibili, causando danni significativi alla persona e alla società. Spiegherò nelle conclusioni perché l’Autonomia Differenziata non è indenne da questo rischio.
Scarse tutele per il lavoro: l’ideologia della qualità della vita critica il liberismo per eccesso di de-regolamentazioni sul lavoro, che abroga il reddito di cittadinanza, sottovaluta il salario minimo, ed una serie di tutele per i lavoratori, come prevenzione e sicurezza sul lavoro, e così via. Perciò il libero mercato può portare allo sfruttamento dei lavoratori, con bassi salari, cattive condizioni di lavoro e mancanza di sicurezza sul posto di lavoro. Purtroppo l’Autonomia Differenziata rischia di precarizzare ancora di più i lavoratori del mezzogiorno d’Italia.
Perdita di servizi pubblici: l’ideologia della qualità della vita denuncia anche il rischio, insito nel liberismo economico, di promuove la privatizzazione dei servizi pubblici, il che può portare alla perdita di accesso universale a servizi essenziali come sanità, istruzione e trasporti, con possibili conseguenze negative per i segmenti più vulnerabili della società. Un altro rischio più volte denunciato da chi si oppone all’Autonomia Differenziata.
L’ideologia della qualità della vita affronta queste criticità attraverso una regolamentazione legislativa atta a mitigare gli effetti negativi del libero mercato e del massimo profitto. Con lo scopo di promuovere comportamenti più etici e sostenibili funzionali al benessere personale e territoriale. Inoltre, il modello di sviluppo dell’ideologia della qualità della vita è più completo poiché mette a sistema i seguenti indicatori: bene comune, sostenibilità, competitività, produttività, benessere e qualità della vita.
Critica all’Autonomia Differenziata
(per approfondire gli aspetti d’incostituzionalità della riforma leggi il seguente aritolo: MOVIMENTO QUALITÀ DELLA VITA CONTRO AUTONOMIA DIFFERENZIATA, aspetto quest’ultimo che si è cercato di renderlo meno incostituzionale con i famosi LEP, ossia livelli essenziali di prestazioni, ancora non finanziati).
Queste conclusioni finali sono incentrate su alcuni possibili scenari che questo pericoloso combinato federalista liberista può apportare al sistema Italia, declassandolo. Questa riforma del Ministro Roberto Calderoli Autonomia Differenziata non affronta il divario tra nord e sud dell’Italia e la scarsa produttività del sud. Questione più volte richiamata dall’illustre Adriano Giannola Presidente di Svimez. Attraverso i principi del libero mercato l’Autonomia differenziata libera il nord dandogli più potere e più risorse. Non dice nulla rispetto allo Stato di farsi carico dei problemi infrastrutturali del sud, se non in minima parte. Né sostiene le politiche di sviluppo del mediterraneo. Inoltre, diminuiscono i controlli sulla prevenzione del rischio corruzione e trasparenza, favorendo gli interessi delle lobby per cercare di spendere il più possibile i fondi del pnrr, con il rischio che vengano depredati.
L’Autonomia Differenziata rischia di produrre molti più conflitti pubblici e sprechi di risorse. Si chiedono maggiori poteri e risorse locali per meglio soddisfare i bisogni di cittadini, accusando lo Stato centrale di sprechi e inadempienze. Senza contare che tanti piccoli statarelli producono tanti piccoli enti locali che sostituiranno gli omologhi nazionali, perciò i costi di gestione al netto per lo stato sicuramente aumenteranno. Con la probabilità che aumentino pure i conflitti tra amministrazioni pubbliche di ordine superiore e inferiore.
La libertà ha un costo
Queste maggiori libertà, che alcune regioni del nord chiedono, con maggiori poteri legislativi, necessitano di maggiori risorse economiche, ecco perché la riforma prevede il trattenimento delle entrate fiscali. Stando ai fatti, questo costo ricadrà sul meridione con minori trasferimenti di risorse da parte dello stato centrale. Ciò, per il cittadino del sud si traduce, come già accade, in minori opportunità, meno tutele sul lavoro, illeciti ambientali, servizi pubblici scadenti, quindi privatizzazioni dei servizi pubblici, come già sta accadendo. Dunque, meno potere di acquisto, meno consumi, spopolamento e decrescita demografica, nonché emigrazione dei cervelli più meritevoli. Quindi più povertà e carenze di risorse umane per un meridione già declassato per eccesso di debito pubblico, sprechi e illeciti. C’è da considerare anche, che il meridione parte svantaggiato per la questione meridionale. In questo modo il meridione diventerà sempre più un peso per il nord.
Rischio default per il meridione e declassamento
Dunque, se vogliamo costruire una strategia di rilancio per il meridione, questa deve innanzitutto mettere a sistema tutti gli indicatori dell’ideologia della qualità della vita che devono essere tra loro correlati, cosa che l’Autonomia Differenziata non fa, quindi in questi termini la tesi è dimostrata, il sud è destinato a fallire, il cui default ricadrebbe sullo Stato e sulle regioni del nord; anche perché in questo caso, è la prima legge dello stato, ossia la Costituzione, che interverrebbe pesantemente.
Pertanto l’unico modo per rafforzare il meridione e così l’Italia, sono le riforme strutturali paesaggistiche (in sigla RSP) dell’ideologia della qualità della vita. Le RSP mettono a sistema tutti gli indicatori suddetti, creando l’effetto domino della crescita del benessere, con i famosi progetti funzionali allo sviluppo dei fondamentali settori produttivi del territorio (primario, secondario e terziario). Queste sono le politiche, richieste a gran voce dai cittadini, che creeranno credibilità e fiducia nella politica. Questo modello di sviluppo è stato presentato il 20 gennaio a Napoli all’Accademia italiana qualità della vita, iniziativa promossa dal Vicepresidente della Camera Sergio Costa.
Testimonianze dell’impegno civico di Domenico Esposito
Il cerchio dei miei studi diventa sempre più evidente con la conoscenza di illustri personaggi della politica italiana. Mancano totalmente tutti coloro che appartengono alla compagine del centrodestra italiano, sono aperto al dialogo con tutti. La mia missione è realizzare l’ideologia della qualità della vita applicandola. Il dialogo trasversale tra persone serie è fondamentale, nonché democratico.
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