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La produttività che deriva dal Prodotto Interno Lordo non sempre produce qualità della vita, perché ricchezza non è sinonimo di benessere. Un paese con PIL alto non ci dice nulla sul benessere dei cittadini. Ad esempio potrebbe essere un paese fortemente statalista produttore di armi, mentre i suoi cittadini mangiano patate e fagioli. Al contrario, non è detto che un paese estremamente liberista abbia necessariamente una qualità della vita migliore.

Consiglio la lettura dell’articolo Liberismo di Ugo La Malfa per conoscere i limiti del liberismo italiano oggi, e come conviene intervenire per bilanciare gli squilibri che ha prodotto sulla produttività dei territori. La produttività che è utile al benessere dei cittadini è quella che dà opportunità di qualsiasi genere a tutti i membri della catena sociale, da bambini agli anziani. Quindi una produttività che fornisce prodotti e servizi funzionali al benessere non superficiali e che riesca da dare al cittadino una coscienza civile. Solo in questo modo possiamo rafforzare la società della sostenibilità e del bene comune.

Il liberismo va bilanciato periodicamente con apposite riforme

Con il liberismo miope clientelare, soggetto alla pesante burocrazia del capitale che condiziona la politica[1], si ottiene l’effetto che a governare in misura maggiore sia l’economia. Il problema è che esiste un certo potere economico che agisce secondo tutto e il contrario di tutto per garantirsi profitto. Se la politica economica è gestita dal clientelismo capitalista aumentano gli squilibri e cala il benessere dei cittadini. Il che ha prodotto l’accrescimento eccessivo delle disuguaglianze tra ricchi e poveri, l’indebolimento della classe media ed il generale aumento della povertà. Oltre ad una commistione poco trasparente fra pubblico e privato. Questo tipo di liberismo incentiva inquinamento ed una progressiva decrescita della produttività con conseguente abbandono di attività che riguardano la cura territorio[2].

Riforme e piani per l’incremento della produttività di qualità

Un piano pluriennale di crescita e tutela della qualità della vita ha come scopo l’incremento della produttività. Questa strategia di effetto domino di crescita del benessere permette l’aumento demografico e occupazionale di qualità, nel rispetto del criterio di sostenibilità. A tal fine promuove il corretto sfruttamento dei fondi strutturali, affinché divengano facilmente gestibili e socialmente utili ai cittadini. Si tratta dunque di una strategia di sviluppo ben precisa di portata unificatrice, poiché interessa in modo trasversale la catena sociale, politica, economica e naturale, nella consapevolezza del principio di interconnessione del benessere.

[1] Ideologia della qualità della vita di Domenico Esposito pubblicato nel 2018, ISBN 9781791750145.

[2] Evidenza dimostrata nel libro IQDV