La Politica Ucraina da quando è stata invasa ad oggi ha generato cambiamenti profondi nei rapporti internazionali con al Russia, ma anche squilibri economici e rischi ambientali su larga scala. Questi rischi sono imprevedibili date le incertezze sugli obiettivi che l’Ucraina vuole raggiungere all’ottantanovesimo giorno di guerra. Siccome le probabilità che l’Ucraina possa vincere sono ormai nulle, diventa sempre più difficile sostenere la politica del Presidente Zelenski. Il dramma della guerra e della devastazione da un lato, che dipende dall’invasione Russa propensa a mettere fine alle ostilità iniziate nel 2014, decisa a difendere i diritti dei russofoni della Crimea e del Donbass. Mentre dall’altro la capacità di Zelenski di unire intorno a se tutto l’Occidente per una causa di libertà. Facendo il bilancio di qualità della vita dell’Ucraina e dei territori direttamente coinvolti in questo conflitto risulta crollata in modo drammatico. L’escalation di guerra andava evitata, la destabilizzazione non conviene a nessuno. In questo tutti i paesi direttamente e indirettamente coinvolti hanno commesso degli errori. Qualsiasi guerra si può evitare con la diplomazia, che in questo caso non ha funzionato. Se si fosse applicata la strategia gandhiana oggi non staremmo qui a fare il conto dei morti e dei danni.
I rischi economici
Ora aumentano i rischi economici legati alla mancanza dell’esportazione dei cereali ucraini e del gas russo necessari all’Europa, e non solo. Rischi che danneggiano diversi settori produttivi. Ciò determinerà una serie di conseguenze negative che col tempo potrebbero diventare insostenibili se non si riuscirà a sopperire l’export proveniente da questi paesi. L’Ucraina e la Russia sono grandi esportatori di materie prime fondamentali per il benessere e la produttività. Infatti il grano, la farina e i cereali sono indispensabili per il settore agroalimentare, e il gas è necessario a produrre energia e calore necessario alle molteplici attività del settore manifatturiero e così via.
Squilibrio economico tra domanda e offerta
Usciamo da una grave crisi economica pandemica da covid-19 e pensavamo che fosse finalmente finita. Nella crisi pandemica è crollata la domanda di alcuni settori facendo fallire migliaia d’imprese del settore manifatturiero. Oggi siamo di fronte ad un fenomeno completamente diverso tipico delle guerre. Quindi carenza di materie prime necessarie a soddisfare i bisogni primari. In modo evidente la politica Ucraina da quando è stata invasa ad oggi influenza le politiche di ogni paese al mondo, tenendo tutti col fiato sospeso. Lo squilibrio economico tra domanda e offerta è pericoloso. Infatti, venendo a mancare improvvisamente l’offerta, la domanda è spiazzata con prospettive incerte. Non sa se e come soddisfare il suo fabbisogno interno, in crisi con aumenti già del 20%. Quindi i prezzi sono destinati a salire se non si riuscirà nel breve periodo a sostituire l’intera offerta venuta a mancare. Già l’India ha bloccato in parte le sue esportazioni di grano.
Paesi produttori di grano e come sopperire al mancato export dell’Ucraina e Russia
Cina 134 milioni di tonnellate – India 107 milioni di tonnellate – Russia 86 milioni di tonnellate – USA 50 milioni di tonnellate – Canada 35 milioni di tonnellate – Francia 30 milioni di tonnellate – Pakistan 27 milioni di tonnellate – Ucraina 26 milioni di tonnellate – Germania 22 milioni di tonnellate – Turchia 20 milioni di tonnellate – Argentina 19 milioni di tonnellate. Poi ci sono altri paesi che sono quasi ininfluenti per quanto riguarda la produzione e l’esportazione di grano. Italia circa 7 milioni di tonnellate. I paesi dell’Unione Europea producono in totale circa 130 milioni di tonnellate di grano, se aggiungiamo quelli degli altri paesi (USA e Canada) arriveremmo a 215 milioni di tonnellate, una somma che potrebbe benissimo sopperire il mancato export dell’Ucraina, considerando che non è il principale paese produttore ed esportatore a livello mondiale come vorrebbero far passare.
La politica della federazione Russa e l’espansionismo della NATO
Nonostante gli effetti della guerra e le sanzioni inflitte alla Russia, uno dei maggiori fornitori di gas e petrolio dell’Europa, non ci sono segnali di de-escalation. Joe Biden e Mario Draghi nel loro ultimo incontro alla Casa Bianca hanno parlato di rischio inflazione, come uno dei rischi maggiori conseguenza dell’escalation, ma ad oggi non si registrano passi indietro. Anche il New York Times di oggi 22 maggio tuona contro Biden invitandolo a un maggiore realismo. Questo conflitto ha messo in evidenza l’importanza dell’equilibrio naturale che mette l’Europa al centro degli interessi di USA e Russia. Le causa della guerra Ucraina sono da ricercare tra la politica della federazione russa da un lato, per certi versi espansiva, e le esigenze espansionistiche della NATO dall’altro. Infatti la richiesta di più NATO fu proprio di TRUMP, il quale invitava gli Stati europei ad investire di più nella difesa comune.
Le ragioni della guerra geopolitica
La politica della Francia in ambito NATO controlla l’Africa, la politica estera degli USA mira a riconquistarsi un ruolo di supremazia geopolitica in Europa. Alla politica Russa non resta che cercare nuove rotte commerciali verso oriente (Cina, India etc.), almeno fino a quando non prevarrà un negoziato di pace, con la riduzione delle sanzioni. In tutto questo ci sono anche gli interessi economici, tra cui anche quelli legati all’industria bellica. Dal punto di vita degli interessi geopolitici ed economici questo conflitto dà benefici ad entrambi i blocchi contrapposti. Draghi da atlantista alleato degli USA fa gli interessi degli americani, meno quelli dell’Italia e dell’Europa. Ciò è particolarmente evidente se si pensa che i maggiori benefici derivanti da buone relazioni con la Russia appartengono all’Europa, in particolare il fabbisogno energetico di Germania e Italia è garantito per la maggior parte dalla Russia. Inoltre la Russia ha importanti relazioni economiche con l’Europa e l’Italia legate settore secondario e terziario. Infatti questa guerra sono in molti a criticarla, come afferma l’imprenditore Carlo De Benedetti non conviene all’Europa.
Espansionismo NATO, altro fenomeno che si è evoluto nel tempo e che rappresenta un dato indiscutibile
Chi è Jens Stoltenberg… Fonte Wikipedia: <<…È stato un forte sostenitore di una forte crescita della spesa militare all’interno della NATO, che ha continuato a crescere dalla sua nomina. La sua leadership è stata segnata dalle più grandi esercitazioni militari condotte dall’Alleanza Atlantica dalla fine della guerra fredda, che si sono spesso svolte vicino ai confini russi. Ha anche sostenuto l’allargamento della NATO per includere l’Ucraina e la Bielorussia al fine di isolare la Russia. Giustifica anche la decisione degli Stati Uniti di ritirarsi dal Trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio…>>.
Il gas naturale liquefatto americano non è sostenibile
La politica italiana secondo questi nuovi scenari, vorrebbe impiantare nel Mezzogiorno d’Italia i rigassificatori del gas naturale liquefatto proveniente dall’America. Non tutto il gas è uguale. Il GNL, secondo il centro studi francese Carbon 4, ha un impatto ambientale maggiore di quello russo. Il GNL comporta emissioni equivalenti di CO2 pari a due volte e mezzo rispetto a quello che arriva via gasdotto dalla Russia. Il processo di produzione del GNL, fino all’immissione in rete, richiede un meccanismo lungo ed articolato, e ad ogni passaggio vengono aggiunti gas ad effetto serra nell’atmosfera. Per non parlare dei costi che saranno più elevati. <<Il metano resiste meno della CO2 in atmosfera, ma nei suoi primi due decenni è 80 volte in più climalterante. Perciò bisogna evitare il rischio flaring, ossia perdite accidentali o intenzionali di metano, rischio che si può moltiplicare con il GNL a causa dei molti passaggi dall’estrazione, al trasporto, alla liquefazione ed infine la rigassificazione per essere consumato>>