La Maschera Sociale, chi siamo, identità, coscienza, natura, cultura e istinto. Nella vita quotidiana, ognuno di noi indossa diverse maschere a seconda della circostanza in cui si trova. La nostra espressione cambia a seconda dell’ambiente: con la famiglia, con gli amici, al lavoro, in pubblico. Ogni situazione richiede un certo comportamento, una diversa manifestazione del nostro essere, rendendo la nostra identità qualcosa di mutevole e sfaccettato. Ma ciò porta a una domanda profonda: chi siamo veramente? Siamo l’immagine che offriamo agli altri o qualcosa di più complesso e inafferrabile?
Le maschere non sono necessariamente finzione o inganno, ma rappresentano adattamenti necessari alla vita sociale. Tuttavia, la maschera può anche diventare uno strumento di manipolazione, una difesa dietro cui celare le proprie insicurezze o un mezzo per costruire una realtà alternativa. Questo fenomeno è al centro della riflessione di Luigi Pirandello nel suo celebre romanzo Uno, Nessuno e Centomila.
La maschera sociale di Pirandello
Pirandello afferma: “Nel percorso della tua vita conoscerai pochi volti ma tante maschere”. Il protagonista del romanzo, Vitangelo Moscarda, si trova a confrontarsi con la frantumazione della sua identità quando si rende conto che ogni persona lo percepisce in modo diverso. Ciò lo porta a una crisi esistenziale: se non esiste un’unica versione di sé, allora chi è realmente? Questa consapevolezza lo spinge a tentare di ridefinire la percezione che gli altri hanno di lui. In particolare, cerca di liberarsi dall’etichetta di usuraio ereditata dalla gestione paterna di una banca, compiendo opere di bene. Tuttavia, il tentativo fallisce: l’immagine che gli altri hanno di lui è ormai cristallizzata e immutabile.
Questo aspetto mette in luce una realtà universale: una volta che la società ha definito un’idea di noi, modificarla diventa un’impresa ardua. Per questo motivo, molte persone, nel desiderio di cambiare vita, scelgono di allontanarsi dal proprio ambiente e ricominciare altrove. Questo atto può essere visto come una fuga o come un’opportunità di rinascita, ma resta comunque una strategia efficace per costruire una nuova identità.
Conclusioni
L’opera di Pirandello ci insegna che l’identità non è qualcosa di fisso, ma si costruisce e si modifica continuamente in relazione agli altri. Ogni sé esiste solo in funzione di chi lo guarda, e la percezione che abbiamo di noi stessi può variare in base agli sguardi esterni. In questa continua frammentazione, emerge un grande interrogativo: siamo veramente padroni della nostra identità o siamo solo il riflesso delle aspettative e delle interpretazioni altrui?
Secondo Domenico Esposito, la nostra identità si trasforma non solo attraverso il confronto con gli altri, ma anche grazie agli eventi, alle esperienze, alle conoscenze, alla maturazione e alla struttura della nostra coscienza. Ogni sé esiste anche in base alla nostra volontà e coscienza, capaci di modificare lo spazio-tempo che ci circonda. Esiste uno scambio reciproco tra paesaggio e società, tra coscienza e ambiente.