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Il principio di qualità della vita è una caratteristica intrinseca all’essere umano, che può essere spiegata attraverso una combinazione di fattori biologici, psicologici e sociali. Esistono naturali ragioni fisiologiche, comportamentali ed evolutive per cui gli esseri umani cercano benessere attraverso questo principio come insieme di fattori materialistici e immaterialistici connessi all’esperienza del piacere e del dolore. Qui di seguito vengono elencate alcune prove evidenti a dimostrazione di questo principio:

  1. Iniziamo con il concetto di ricompensa biologica, con al valutazioni di semplici aspetti. Il piacere è spesso associato a sensazioni di gratificazione e benessere, che sono correlate a reazioni chimiche nel cervello. Gli esseri umani sono “cablati” per cercare attività e situazioni che stimolino la liberazione di neurotrasmettitori come la dopamina, che sono coinvolti nella sensazione di piacere e ricompensa. Questo meccanismo è fondamentale per la sopravvivenza e la riproduzione. In sintesi, la ricerca del sentimento di benessere è influenzata da complessi processi biologici e neurochimici, ma è anche strettamente collegata agli elementi essenziali per la vita.
  2. Un altro fattore importante è l’apprendimento, attraverso il quale si forma la coscienza. Il piacere o il dolore è spesso legato all’apprendimento, così come il buono, il bene e così via. Le esperienze piacevoli o spiacevoli sono memorizzate nel cervello in modo più efficace, incoraggiando l’individuo a ripetere comportamenti che portano a risultati positivi.
  3. Da non sottovalutare l’esperienza con il dolore, quindi la riduzione del dolore. Cerchiamo il piacere anche per evitare il dolore o il disagio. Il piacere può fungere da meccanismo di autoregolazione, incoraggiandoci a evitare situazioni spiacevoli o dannose. La percezione del dolore, d’altra parte, è spesso una segnalazione del corpo che qualcosa non va e che deve essere evitato o corretto. Pertanto, gli esseri umani hanno un’inclinazione naturale a perseguire il piacere, il buono e il bene per soddisfare le loro esigenze di base e a evitare il dolore per preservare la loro salute e il loro benessere.
  4. L’esperienza del benessere psicofisico: Il buono e il bene ha effetti positivi sul benessere psicofisico. Attività piacevoli possono ridurre lo stress, migliorare l’umore e aumentare la motivazione, contribuendo alla salute mentale e fisica.
  5. Altro fattore importante è la socializzazione, ossia la capacità di condividere e lo stare insieme nel farsi coraggio, superando gli ostacoli e le avversità. Il piacere, il buono e il bene può anche avere un ruolo importante nella socializzazione. Le interazioni sociali e le esperienze piacevoli con gli altri contribuiscono al benessere emotivo e alla coesione sociale.
  6. Infine l’evoluzione che ha caratterizzato l’affermazione di tutte quelle specie dai primi semplici organismi fino all’uomo, con la sua coscienza formidabile, ricca di sentimenti. Durante l’evoluzione, gli individui che provavano piacere nello svolgere attività essenziali per la sopravvivenza, come mangiare cibo nutriente, bere acqua e riprodursi, mostrare comportamenti di cura e protezione verso la prole e verso i membri del proprio gruppo familiare, avevano un vantaggio selettivo. Quindi, la ricerca del piacere, del buono e del bene era collegata al soddisfacimento di bisogni vitali e alla perpetuazione della specie.

Va notato che la ricerca del piacere può variare notevolmente tra le persone e può manifestarsi in modi diversi. Ciò dipende da una combinazione di fattori genetici, ambientali, culturali e individuali. (Lo stesso discorso vale per il buono o il bene). È importante riconoscere che la ricerca del piacere (così come per il buono o il bene) è una parte naturale dell’esperienza umana. Ciò dimostra l’esistenza del principio di qualità della vita. Tuttavia è fondamentale trovare un equilibrio tra la ricerca del piacere e la gestione delle conseguenze a lungo termine delle nostre azioni. Ecco perché l’Esposito definisce la qualità della vita come un equilibrio di benessere dato da un insieme di fattori interni ed esterni all’individuo, in relazione tra loro.

Una conseguenza importante del principio di qualità della vita

Con il principio di qualità della vita nasce l’ideologia della qualità della vita che ha come fine il benessere comune. Il principio di qualità della vita è ciò che fa muovere l’azione umana verso il benessere comune inteso come indicatore di benessere della comunità. Comunità come: ecosistema territorio, ecosistema urbano, ecosistema Stato, insieme di ecosistemi tra loro in relazione e così via. Questo meccanismo determina uno stile di vita finalizzato al raggiungimento di un certo benessere come equilibrio di un insieme di fattori personali e territoriali.

Possiamo applicare questo metodo alla benessere e alla qualità della vita di qualsiasi ecosistema vivente in qualsiasi ecosistema vivente. Quindi possiamo indagare sui principi soggettivi ed oggettivi del benessere, scoprendo cose del tutto inaspettate della nostra esistenza.

L’attività meditativa ci permette di indagare sui principi, tra cui anche le cause del nostro modo di comportarci e quali finalità hanno. Ciò è una forma di attività scientifica per conoscere chi siamo, qualsiasi genere di fenomeno e il mondo che ci circonda. Si tratta di un’analisi che ci può condurre alla conoscenza degli effetti e le cause che creano squilibri e instabilità.

A fondamento dell’ideologia della qualità della vita esiste questo principio

L’ideologia della qualità della vita per raggiungere il fine di benessere comune si avvale dei seguenti indicatori, che sono: la QDV, la sostenibilità, il bene comune, la competitività, la stabilità. I suoi connotati costitutivi trovano nel presente lavoro una forma più compiuta nonché valide fondamenta nel principio di qualità della vita inteso a determinare un fine di benessere. Come l’Esposito ha su descritto questa nozione è fondamentale per la nuova definizione del concetto di QDV. Infatti, è funzionale alle molteplici applicazioni in ambiti più disparati della fisiologia del benessere (come un equilibrio di un insieme di fattori) di un qualsiasi ecosistema[1] e della struttura organizzativa sociale e statale.

Il principio di qualità della vita è atto a dirigere e a migliorare qualsiasi processo di accrescimento e tutela, nonché riformatore, costitutivo e organizzativo funzionale al benessere. Da questo principio di QDV derivano comportamenti funzionali alla tutela della qualità della vita, ma anche un migliore scopo di vita funzionale al benessere, modo di essere e di vivere, oltreché una nuova idea di ‘scienza multidisciplinare’. Questo principio è un connotato scientifico identitario dell’IQDV funzionale al benessere in qualsiasi contesto e ambito, che rivoluziona il vecchio concetto statico di QDV.


[1] Un “ecosistema[1] vivente” può essere un singolo uomo, l’intera specie umana o l’ambiente in cui si realizza la vita dell’uomo e della specie, dunque la società organizzata, una città, un ecosistema marino e così via, fino all’intero pianeta (e oltre). In generale si tratta di ecosistemi tra loro in relazione, e in ragione di ciò l’IQDV presenta importanti risvolti orizzontali e trasversali di tipo naturalistico, umanistico e scientifico.

Qualsiasi vivente vive e agisce secondo questo principio

Il principio di qualità della vita è ciò che fa muovere la vita verso il benessere, interpretabile anche come il raggiungimento di una soddisfazione. Definibile anche come quell’azione che ci porta a colmare una privazione, una mancanza o fabbisogno energetico funzionale alla vita e alla sua qualità. Quindi secondo questo principio qualsiasi vivente vive e agisce secondo il principio di qualità della vita con coscienza. Pertanto si può dedurre anche una certa logica, mossa da interessi, i quali possono essere diversi in base ai presupposti dai quali si parte. Proprio per questo alcune logiche sono definibili patologiche. Perché basate su interessi che mettono a rischio la propria vita o quella altrui (vedi le guerre, le violenze, le ingiustizie sociali, il deturpamento ambientale).

La mediazione delle logiche funzionali alla vita e al benessere

Perciò che precede il principio di qualità della vita ha innumerevoli applicazioni e sta a fondamento dell’ideologia della qualità della vita. Inoltre, può assumere connotati diversi da una specie all’altra e da un individuo all’altro. In quanto l’uomo è un essere sociale e, se mosso da principi e fini nobili, fa scelte che sono funzionali al bene del gruppo. Col fine di trovare l’equilibrio di benessere migliore funzionale agli interessi di tutti, e dei diritti umani, visto che questi con col passar dei secoli sono diventati dei principi e valori importanti. Dato che esistono logiche con interessi diversi, quindi le mediazioni sono necessarie. Se guardiamo bene la storia dell’umanità, si scorgono queste mediazioni di idee e logiche, sempre in un’ottica di benessere, quindi guidate dal principio di qualità della vita.

Le mediazioni che sono alla base del principio di qualità della vita cambiano e s’influenzano grazie all’arricchimento della coscienza

L’uomo e la società cambiano in funzione del principio di qualità della vita e delle mediazioni di logiche più o meno consapevoli, in base alla coscienza e ai molteplici fattori che la costituiscono: tra i quali c’è quello sanitario, in corrispondenza di aspetti fisiologici e psicologici relativi al benessere, quindi fisici, chimici, biologici, nonché politici, economici, sociali, urbani e fiscali in relazione al benessere. Sono molteplici i fattori per i quali l’uomo e la società cambiano modo di vivere, ma è sempre in funzione del benessere della comunità in relazione con altre. Chiaramente si tratta di un benessere personale, non sempre adeguato alla migliore coscienza cooperativa funzionale al benessere collettivo, del territorio e della sostenibilità.

Tutti questi aspetti analizzati definiscono il principio di qualità della vita dell’uomo e della società umana. Non a caso i sistemi legislativi, i diritti umani e l’organizzazione sociale si basano sul principio di qualità della vita. Esso indica all’uomo e alla società la direzione da seguire.

Un raccordo tra il pensiero filosofico, scientifico e la vita dell’uomo

Il principio di qualità della vita fornisce un’interpretazione dell’evoluzione della società umana fondamentalmente benevola, concepita in funzione del benessere umano. Nonostante siano evidenti gli scontri nel processo dinamico degli eventi, lo scontro materialistico e immaterialistico, l’equilibrio si ottiene dal confronto. I miglioramenti dei sistemi di conoscenza derivano dall’esperienza pratica. La speculazione filosofica degli antichi (Socrate, Platone, Aristotele, Epicuro, San Tommaso), basata sulla logica, l’attenta osservazione ed il buon senso si fonda sul principio di qualità della vita. Così come i principi della rivoluzione scientifica del secolo XVII. Fino al concetto di “quality of life” nato in USA, con il quale si provò a gettare le basi degli indicatori di QDV. Il principio di qualità della vita dell’uomo ha attinto molto dal metodo sperimentale. La ferma convinzione che guida questo processo è che sia sempre un bene tentare di affiancare una conferma sperimentale (ove possibile) ad ogni intuizione o deduzione.

Grande merito in proposito è da riconoscere all’apporto del filosofo Giambattista Vico, il cui pensiero vive in una visione dei corsi e ricorsi storici orientata al raggiungimento di uno stabile equilibrio.

Una linea che percorre tutti gli ambiti dell’agire umano

Dagli squilibri generati dall’azione umana nascono nuovi equilibri che vanno a migliorare quelli precedenti nel rispetto degli equilibri naturali, che comprendono anche i diritti umani. Il principio di qualità della vita è riconoscibile a partire dallo studio della tradizione filosofica del mondo antico e della sua trasmissione attraverso le culture medioevali. Passando dalla concezione dantesca fino allo studio della cultura filosofica e (sempre più) scientifica dell’Europa della prima età moderna. Un percorso che prosegue con il rinascimento fino all’illuminismo con i grandi moti rivoluzionari XVIII secolo. Dopo si riscontra con l’affermarsi delle grandi personalità, filosofi, economisti, giuristi, letterati, artisti del calibro di Antonio Genovesi, di Gaetano Filangieri, di Goethe.

Il principio di qualità della vita è una ricerca interiore non una dittatura della ragione

Il principio della qualità della vita non degenera nella “dittatura della ragione”, poiché non nega la spiritualità e la religione. La storia delle idee si affinano in direzione di una conoscenza sempre più corrispondente alla descrizione dei fenomeni, ma anche più orientata ad un fine di benessere, che non preclude la spiritualità. Parliamo insomma di una forma di conoscenza ben lungi dall’essere astratta e lontana dalle esigenze pratiche degli uomini. Un principio che aspira a concretizzarsi come strumento universale di previsione e realizzazione di benessere a qualsiasi livello.