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La sperequazione di produttività e qualità della vita tra nord e sud

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Il sistema globale di stampo liberista è fortemente squilibrato dalla pressione di interessi spesso eminentemente speculativi che hanno contribuito a rafforzare i monopoli delle grandi multinazionali.

In questo sistema il potere si è concentrato nelle mani di pochi a discapito della maggioranza, favorendo la diffusione di corruzione e clientelismo nell’ambito pubblico, che genera comportamenti squilibrati in disaccordo con i principi dell’ideologia della qualità della vita. Un sistema speculativo siffatto, spesso scarsamente produttivo a livello territoriale, discende da una sorta di medioevo finanziario di matrice monopolistica e transnazionale, durante il quale i maggiori interessi e poteri si sono arroccati nei castelli artificiali dell’alta finanza e delle grandi multinazionali, veri e propri centri di comando che corrompono la nobile missione della politica. Quest’ultima, di conseguenza, anziché essere rivolta all’interesse collettivo, è assoggettata agli interessi di pochi, che si trincerano in strutture fortificate dalle quali traggono vantaggio grazie agli squilibri e alla sconnessione che dominano all’esterno: più si è forti internamente e più l’esterno è disarticolato, maggiori sono i profitti. La competizione sleale e senza umanità del liberismo selvaggio si regge su queste modalità, che spesso alimentano conflitti ideologici ed ulteriori squilibri, che danneggiano la qualità della vita e gli ecosistemi naturali: inquinamento, disboscamento, speculazione edilizia, declassamento, invivibilità, sprechi, povertà in aumento, speculazione sui vaccini, speculazione sulle materie prime, speculazione sui presidi sanitari per la lotta al covid-19 e così via. Secondo Stiglitz ci sono quindi Paesi che hanno scelto, al contrario di altri, di ignorare i rischi connessi alle disuguaglianze, senza che questa scelta si sia tradotta in un reale miglioramento degli indici economici. Un esempio italiano rilevante, al quale sono personalmente legato, è la sproporzione di QDV esistente tra nord e sud dell’Italia, che oggi ci rende scarsamente competitivi come sistema-paese. Questa differenza la si vede anche con l’accesso alla giustizia (che non è uguale per tutti); la partecipazione alle decisioni politiche; le disparità nelle cure sanitarie e l’uguaglianza nelle opportunità.

Domenico Esposito