a cura di Domenico Esposito.
Nel panorama artistico contemporaneo, pochi nomi risuonano con la stessa forza evocativa e nostalgica di quello di Claudio Scarano, definito dalla critica “l’ultimo pittore della Scuola di Posillipo”. Scarano incarna un filo diretto con quel glorioso Ottocento napoletano che trovava nella luce mediterranea e nei paesaggi partenopei la massima espressione pittorica.
Dichiarazione dirompente di Claudio Scarano
Dichiarazione che Claudio Scarano rilascia per la prima volta il 13 giugno del 2025 alla redazione de LA Qualità della VITA: «Dipingere è stato il mio destino da oltre settant’anni, nato all’ombra dei grandi Maestri della Scuola di Posillipo che hanno ispirato il movimento impressionista europeo. La critica, pur riconoscendomi un ruolo storico, ha finito per imprigionarmi in un’etichetta, cristallizzando la mia arte nel passato. Oggi, a novant’anni, scelgo di liberarmi da quei vincoli: abbraccio l’evoluzione naturale dell’arte, fluida come un’onda che attraversa il tempo. Con le mie mani, la mia mente e la mia esperienza, mi dissolvo da me stesso per diventare pura vibrazione pittorica, un’onda leggera e autentica, in continuo movimento.»
Arte che riflette la dissoluzione e il fluire del tempo
In questo articolo scientifico Domenico Esposito analizza una nuova chiave di lettura della pittura di Claudio Scarano. Dunque quella di un’arte che riflette la dissoluzione e il fluire del tempo, e che trasfigura il paesaggio e le figure umane in immagini che diventano simboli di un’eternità emotiva, non di una fissità storica.
Il verismo impressionista incarnato da Claudio Scarano
- Il naturalismo e il verismo nascono nel XIX secolo da un bisogno di realtà, di concretezza, di osservazione dei vero.
- La Scuola di Posillipo (attiva tra il 1820 e il 1860) anticipa in parte questa tensione verso il vero, con un paesaggismo sincero e non accademico.
- Ma l’arte, scontrandosi con i limiti della rappresentazione oggettiva, apre la porta all’impressionismo e all’espressionismo, che fa della percezione soggettiva e della deformazione emotiva il suo linguaggio centrale.
L’impressionismo e l’espressionismo, in questo senso, non nascono solo come rottura, ma come conseguenza naturale di un percorso storico: quando l’artista capisce che il vero non può essere riprodotto, sceglie di esplorare il mondo più profondo e insondabile, quello della psiche e delle emozioni.
Esempi concreti




Trionfi e riconoscimenti di Claudio Scarano
La carriera di Scarano è costellata di premi, coppe, medaglie e trofei: tra questi, spicca l’Oscar Mondiale della Pittura ottenuto a Montecarlo, riconoscimento che sancisce la sua fama internazionale. Le sue mostre personali e collettive hanno toccato i più importanti centri artistici mondiali: Londra, Parigi, fino all’ultima tappa in San Pietroburgo. Un percorso che ne ha fatto “il più vecchio pittore d’Italia e d’Europa” ancora in attività con il cavalletto, pur definendosi «modestamente pittore».
I critici che hanno scritto di Claudio Scarano
I grandi critici e storici dell’arte lo hanno spesso accostato a nomi quali Teodoro Duclère (detto “’o Gigante”), Francesco Paolo Michetti, Vincenzo Cammarano, Francesco Saverio Casciano e Antonio Mancini, per la sua capacità di rendere i colori suggeriti da Madre Natura con un’intensità disarmante, e per la sua straordinaria resa prospettica “in discesa” che conferisce ai paesaggi quel senso di profondità in movimento.
«…è il più ecologo dei cacciatori e, lo fa per amore di filologia e poesia, diventa filologo, mentre fa pittura del visto e non perduto. Scarano appartiene a quella mai troppo celebrata schiera dei pittori di cavalletto, sguardi come cieli, occhi come anima e luce come speranza…»
— Angelo Calabrese
«La pittura di Scarano è onesta, leale: le belle tele di questo singolare pittore innamorato della natura non soccombe, non si fa sommergere dalla grandezza dei co-suddetti “impegni culturalmente”…»
— Augusto Crocco
Claudio Scarano: l’ultimo pittore dell’Ottocento napoletano; un linguaggio universale
Dalla sua Napoli natale alle metropoli europee e americane, Scarano ha saputo parlare un linguaggio universale, fatto di luce e immediata familiarità con il soggetto ritratto. Aldo de Gioia scriveva:
«A Parigi ebbe i primi successi, poi a Londra in molti auspicavano il migliore avvenire. Non sbagliammo… Ha raggiunto la vetta, le previsioni si sono avverate. Le sue opere prendono il via dall’amore di Napoli… è senz’altro considerato il più bravo estemporaneo esistente in Europa…»
E Aurelio T. Prete, rifacendosi all’analogia musicale, osservava:
«Una tela di Scarano è una pagina che potresti affiancare al pentagramma di Bovio, Lama, Tagliaferri, Murolo; una lirica che troverebbe la paternità in Salvatore di Giacomo, in Ferdinando Russo, ma Scarano torna a quell’umiltà che appartiene solo ai grandi artisti…»
Testimone del tempo
Roberto M. Ferrari sottolinea la valenza documentaria delle sue opere:
«Testimone di una realtà storica: di tutto un mondo che sotto la spina emotiva si trasfigura in immagine lirica colta con immediatezza e spontaneità.»
E Marco Fiore parla di un lirismo intriso d’anima che parla silente agli occhi di chi osserva, esplodendo brioso nelle sue tele.
Numerosi altri intellettuali e artisti – da Domenico Rea ad Albino Froldi, da Giulio Carosone a Franco Resca, da Gennaro Esca a Maria C. Cundari – hanno dedicato pagine critiche alle sue opere, riconoscendo in Scarano una voce solitaria e imprescindibile.



Conclusioni
Claudio Scarano non è soltanto un pittore “veterano” dell’arte italiana: è il baluardo di una tradizione che resiste al tempo, un artista che, con il cavalletto sempre al fianco, continua a esplorare e a rendere omaggio alla luce, al paesaggio e all’anima di Napoli. La sua storia – costellata di premi, viaggi, mostre e lodi – si intreccia con la più bella stagione della pittura partenopea, ma al contempo si proietta verso il futuro, insegnandoci che la passione per l’arte non conosce limiti cronologici né geografici. Scarano rimane così, nel cuore e sulla tela, l’ultimo testimone di un secolo che non tramonta mai.