Io, con la mia fa­mi­glia, pro­du­cia­mo frut­ta, ver­du­re, le­gu­mi, olio, nocciole, noccioline, castagne, vino, uova e così via. Ciò è stato reso possibile perché dieci anni fa decidemmo di ridimensionare il frutteto, piantando nuove piante come ulivi, noccioli, castagni etc. che hanno caratteristiche diverse. Abbiamo ristrutturato la nostra produzione che era prevalentemente basata su alberi da frutto. Con una produzione che avveniva concentrata soprattutto a giugno e a luglio. Ora invece è distribuita su un arco temporale più largo, in questo modo abbiamo ottenuto diversi risultati vantaggiosi. Si lavora di meno poiché la produzione è distribuita su sei mesi, anziché due. Non solo questo, ora non dobbiamo più svendere il nostro prodotto al mercato soggetto alla concorrenza straniera. In più produciamo tutto per la casa riducendo i costi della spesa, con il vantaggio ulteriore di mangiare prodotti sani e salubri.

Agricoltura urbana funzionale al benessere e alla sostenibilità ambientale

Produciamo praticamente i pro­dot­ti ba­si­la­ri del­la die­ta me­di­ter­ra­nea, fa­mo­sa nel mon­do per il benessere e sostenibilità ambientale. Considerata un modello di sostenibilità per l’ideologia della qualità della vita proprio perché è uno stile di vita psico-fisico salutare. Inoltre è sostenibile socialmente e ambientalmente per il basso consumo di carne.

Agricoltura urbana a misura di quartiere

Questo tipo di agricoltura si pratica in piccoli appezzamenti di terreno, poiché in città difficilmente troviamo grandi estensioni terriere. Inoltre, il progetto di agricoltura urbana è pensato per tutte quelle aree urbane che rischiano l’abbandono come quella situata all’interno del Parco Metropolitano Colline di Napoli. Un parco che ha come suo scopo fondante la tutela del verde che rischia di essere eroso dall’edilizia selvaggia. Esso dovrebbe anche contribuire ad abbellire e dare opportunità di lavoro, nonché servizi funzionali al benessere. Pur­trop­po oggi è in for­te au­men­to l’ab­ban­do­no del­le ter­re e dei ca­sa­li sia pub­bli­ci che pri­va­ti, al­l’in­ter­no dei qua­li av­ve­ni­vano la pro­du­zio­ne e la tra­sfor­ma­zio­ne dei pro­dot­ti. Ciò ha de­ter­mi­nato de­gra­do, in­qui­na­men­to ed e­di­li­zia abu­si­vo-spe­cu­la­ti­va.

Ora se tutti coloro che hanno un pezzo di terra all’interno del Parco Metropolitano producessero prodotti salutari per la loro casa vivrebbero meglio

così facendo s’innescherebbero una serie di comportamenti virtuosi e investimenti per una filiera produttiva completa

La mia ri­for­ma strut­tu­ra­le pae­sag­gi­sti­ca, ap­pli­ca­zio­ne ter­ri­to­ria­le del­l’I­QDV, prevede anche la realizzazione di un Parco Agricolo. Mettendo insieme la mia esperienza personale, vedendo la realtà e le caratteristiche del parco e i quartieri limitrofi dove tutto ciò esiste. Mettendo insieme tutti questi fattori si potrebbe addirittura pensare di riclassificare questo territorio. Quindi organizzare un settore primario con una filiera produttiva completa grazie ad una relazione di partenariato pubblica-privata.

Potenziare offerta e domanda

Cosi facendo l’of­fer­ta di qua­li­tà agroa­li­men­ta­re aumenta, sti­mo­la­ta dal­la cre­sci­ta del­la do­man­da che av­ver­rà gra­zie alle nu­me­ro­se men­se cit­ta­di­ne, sco­la­sti­che, uni­ver­si­ta­rie ed ospe­da­lie­re che ac­qui­ste­ran­no di­ret­ta­men­te i pro­dot­ti del par­co per la loro vi­ci­nan­za, sfrut­tan­do il con­cet­to di Km 0.

Far di­ven­ta­re tut­to que­sto real­tà significa dare va­lo­re al no­stro ter­ri­to­rio e pro­spet­ti­ve fu­tu­re ai no­stri fi­gli. In que­sto modo cree­re­mo un’ef­fi­cien­te fi­lie­ra pro­dut­ti­va di qua­li­tà, con mag­gio­re oc­cu­pa­zio­ne e be­nes­se­re, non­ché vi­vi­bi­li­tà del ter­ri­to­rio