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Il liberismo di Ugo La Malfa è l’eredità di un uomo che seppe leggere il suo tempo. Ugo La Malfa è stato uno dei principali costruttori della Repubblica italiana. Fu politico, europeista, antifascista legato ai valori di libertà e di democrazia. Fu Ministro del Commercio nel Governo De Gasperi. Le riforme che lo definiscono padre del miracolo economico italiano sono liberalizzazioni degli scambi.

Contribuì al libero mercato

Nel 1951 abbassò i dazi del 10% e aprì le frontiere al libero commercio. Per tale motivo fu accusato dal conservatorismo dell’epoca, post fascista, di voler distruggere l’economia italiana e di esporre l’industria alla concorrenza sregolata. Il suo scopo fu quello di puntare sull’internazionalizzazione. Come ebbe modo di dire: bisogna puntare sulla “capacità nazionale di andare sui mercati”. In questo modo favorì l’iniziativa privata, creando favorevoli condizioni di sviluppo e investimenti. 

Con La Malfa l’Italia divenne un modello da seguire

La storia gli ha dato ragione, seppe incarnare il suo periodo storico in modo esemplare realizzando ciò che andava fatto. Le esportazioni dell’Italia aumentarono rapidamente per tutti gli anni ’50 e il deficit commerciale in rapporto ai volumi totali di scambio diminuì. Con le riforme di liberalizzazioni del commercio attuate da La Malfa l’Italia divenne un modello da seguire in Europa, traccia di ciò si riscontrano nei trattati economici della comunità europea.

L’eredità di Ugo La Malfa; riconoscimenti internazionali

Queste politiche valsero a La Malfa l’ammirazione dell’Organizzazione per la cooperazione economica europea e della Germania, prova ne fu quando il Ministro tedesco dell’economia sociale di mercato Ludwig Erhard elogiò il suo coraggio e la sua tenacia, riuscendo ad aprire l’Italia al mondo, e con essa tutta l’Europa.

La Malfa si ispirò dal punto di vista scientifico ai trattati dei liberisti americani

Da questo tratto storico si evince la personalità politica del la Malfa, la sua grande apertura mentale, motivata da una profonda riflessione economica discendente dall’influenze di Keynes e degli economisti americani.

Il concetto di “non governo”; l’eredità di Ugo La Malfa e i correttivi al liberismo deregolamentato

L’azione riformatrice di La Malfa secondo l’ideologia della qualità della vita va contestualizzata nell’ambito del benessere. Ciò che lui definisce “non governo”, è da intendersi: governare significa fare leggi, ossia riforme che permettano di adeguare il presente ai migliori modelli di sviluppo e crescita del benessere. Quindi, così come ai tempi di La Malfa per la crescita della produttività c’era bisogno di più liberismo al mercato statico italiano, che di fatto divenne più dinamico avvantaggiando tutta la filiera produttiva modernizzandola. Così come allora il cui benessere creò le basi per la crescita della qualità della vita, oggi, diventa necessario rivedere le cose in questa chiave. A cinquant’anni dagli effetti del liberismo sui nostri territori un correttivo diventa più che necessario. Agli avvenimenti politici, economici e sociali dobbiamo avanzare nuove proposte migliorative per superare gli squilibri di produttività del territorio italiano, che generano disuguaglianze sociali e sperequazioni territoriali.

Bassa qualità della vita di alcuni territori in relazione alla diminuzione di produttività, causata dall’eccesso di libero mercato

Soprattutto guardando l’improduttività e lo scarso sviluppo di molte aree territoriali, oggi, ci rendiamo conto che la sola mano invisibile del liberismo non funziona. Queste realtà ci avvicinano ancora una volta al pensiero di La Malfa e alla sua definizione di “non governo”. In visione di ciò mancano provvedimenti politici atti a contrastare la scarsa produttività di alcune aree soggette alla dura concorrenza del libero mercato. In alcuni territori manca la mano dello Stato e della politica, ossia manca una relazione di partenariato pubblica-privata atta a promuovere lo sviluppo. Ci vorrebbe più pianificazione territoriale. Ciò dimostra che il liberismo da solo non è sufficiente a creare giusti equilibri funzionali al benessere, mi riferisco alla cosiddetta mano invisibile famosa nel liberismo, poiché non sempre le idee migliori possono emergere senza l’aiuto della mano statale.

Ogni epoca ha bisogno di riforme efficienti per la crescita della produttività e del benessere

Uno degli aspetti fondamentali sul quale dobbiamo concentrarci di La Malfa è la sua coscienza storica adeguata al presente basata su una politica di programmazione necessaria ad uno “sviluppo equilibrato”. Aspetto quest’ultimo che deve essere un principio da applicare in ogni momento storico per adeguare la funzione del sistema politico, economico, sociale e ambientale alla realtà storica di chi lo vive. Sono sicuro che La Malfa, oggi, avrebbe condiviso il programma di riequilibrio proposto dall’ideologia della qualità della vita.

Insegnamenti da trarre oggi con ideologia della qualità della vita

L’ideologia della qualità della vita in quanto scienza degli equilibri di stabilità applicati al benessere, a 50 anni dagli effetti di quei provvedimenti, propone riforme di riequilibrio riducendo gli squilibri che quel liberismo ha generato. Il libero mercato ha messo in crisi la produttività di molti territori, l’equilibrio economico degli stessi e la qualità della vita. Chi ha perso competitività in tutti questi anni può recuperare solo con una nuova logica d’azione che lo Stato può aiutare ad applicare mediante una serie di strumenti che abbracciano in modo multidisciplinare la vita e la qualità della stessa degli individui e degli ecosistemi, nonché sistemi produttivi. Perciò è fondamentale l’ideologia della qualità della vita che ci indica la strada da percorrere, passo dopo passo.

Il solo liberismo non basta più; va superato con un modello di sviluppo a misura degli squilibri prodotti

I progetti di agricoltura e di edilizia urbana dell’ideologia della qualità della vita hanno la finalità di ridurre gli squilibri generati dal liberismo.

Domenico Esposito