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DSC_0119Il governo di un territorio rappresenta una questione di estrema delicatezza e complessità.

Nello stesso tempo offre, l’opportunità di cimentarsi in una sfida di grande fascino personale e territoriale, oltre a qualificarsi quale inevitabile esigenza.

La necessità di coniugare la soddisfazione delle aspettative più immediate con una lungimirante previsione delle problematiche future, invita ad assumere a modello operativo un approccio prospettico capace di interagire all’insegna del più alto grado possibile di eleganza, con le mutevoli condizioni reali che si producono nel tempo.

Fondamentali, a tal proposito, risulteranno essere spiccate doti analitiche, specifiche competenze tecniche, forti motivazioni etiche.

La conoscenza approfondita di un contesto di riferimento, lungi dal trasformarsi in mero eruditismo o anemico dato statistico, di conseguenza, è indispensabile.

Le specificità che lo contraddistinguono, sia in termini di opportunità che di criticità, vanno passate al vaglio di un articolato processo critico scevro da anacronistici condizionamenti, sterili ricatti o infruttuosi timori reverenziali e piuttosto in grado di ricondurre nell’alveo di un brillante e coraggioso percorso di significazione gli stimolanti temi delle irrinunciabili energie, dei concetti discriminanti, delle dinamiche decisionali e degli interessi legittimi, ridefinendone il senso e declinandoli nei modi della concretezza, dell’efficacia e della convenienza.

Le parti coinvolte in un impegno di tale portata non possono che essere molteplici.

Certo, non vanno omesse alcune evidenti difficoltà legate ad aspetti tutt’altro che secondari dei nostri tempi.

A partire dagli esiti spesso insoddisfacenti, quando non addirittura evanescenti del nostro sistema democratico rappresentativo, che pur figlio delle più alte intenzioni costituzionalmente sancite ha ,troppo di frequente, prestato il fianco ad interpretazioni e pratiche scorrette, assumendo i tratti di un quadro desolante all’insegna di effimeri personalismi, malcelati carrierismi, dannose manipolazioni e pericolose strumentalizzazioni, fenomeni questi, incapaci per loro stessa natura, di consentire un regolare e fisiologico sviluppo del modello in esame nei termini di una fattiva e consapevole partecipazione, tesa ad una sana valutazione dei contributi migliori da intendersi quale momento propedeutico alla responsabile sistemazione dei molteplici interessi in gioco, nonché ad una attenta selezione della classe dirigente in ambito istituzionale.

Attualmente si considera antidoto decisivo una forte tendenza diretta all’affermazione, apparentemente salvifica, di una ficcante forma di decisionismo che rischia di rivelarsi assai perniciosa, proprio perché povera di quelle insostituibili dinamiche interlocutorie caratteristiche dell’ indispensabile dialettica del confronto, che intanto, purtroppo, si riduce sempre più a null’altro che fugaci clamori mediatici e beceri adescamenti di chiara matrice populista.

Si aggiunga a tutto ciò, la consueta e ormai puntuale carenza di risorse economico finanziarie, più fittizia che reale, in quanto risultato decisamente prevedibile di una endemica mala gestione, come pure di una cervellotica , immorale e controproducente allocazione loro.

Nessuna sorpresa, dunque, se la reazione di tante persone ad una condizione del genere si concretizza nell’arcigna e strenua difesa dell’ambito privato, o ancora nella più bruciante frustrazione o grigia desolazione.

Eppure quale momento più propizio per avvalersi dei benefici effetti della legge del paradosso ?

Vale a dire, quale occasione più feconda se non quella di profittare di un periodo tanto deleterio e preoccupante ai fini del raggiungimento del primo e grande obiettivo che in una società, non meno acuta che scaltra, dovrebbe rappresentare l’insindacabile punto di orientamento come il buon vivere, per intavolare ipotesi nuove, intraprendere strade alternative, strutturare nuovi paradigmi operativi, pur senza rinunziare a quanto di utile e meritorio deriva dall’esperienza passata?

L’impegno, allora, volto alla costruzione di una forma di democrazia articolata per ambiti partecipativi a densità crescente, in grado di coinvolgere il più ampio numero di soggetti per passioni, interessi e competenze, e capace di dar vita a sviluppi reticolari fitti di conoscenze ed attività capaci di partorire idee e soluzioni adeguate, e più ancora, percepite come il frutto di un lavoro comune in seno al quale individuare altresì i soggetti più idonei a dar voce alle istanze territoriali cosi prodotte, in ossequio, non a caso, all’intelligente principio di sussidiarietà, è quanto mai da ritenersi possibile e senz’altro necessario.

Disperdere preziose energie che hanno i volti di donne, uomini, anziani e giovani, desiderosi e disposti al cambiamento, magari celandole nel semplice pessimismo, nel destruente disfattismo o nella paura di spendersi in prima persona, può solo definirsi delittuoso ed anche contraddittorio.

Nulla v’è di necessariamente più importante che prodursi in uno sforzo comune che pure può regalare infinite soddisfazioni nel mentre si realizza l’encomiabile ambizione ad una più elevata Qualità della Vita.

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